Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1912 – BEIC 1806199.djvu/236

Da Wikisource.
230 storia della letteratura italiana


                                         che, benché dalla proda veggia il fondo,
in pelago non vede; e nondimeno
egli è, ma ’l cela lui Tesser profondo.
     

La letizia, che move le anime e «trascende ogni dolzore», non è se non beatitudine. E rende beate le anime l’entusiasmo dell’amore e la chiarezza intellettiva o, come dice Dante, «luce intellettual piena d’amore». Esse hanno allegro il cuore e allegra la mente. Nel cuore è perenne desiderio e perenne appagamento. Nella mente la veritá sta come «dipinta».

La luce è forma inadeguata della beatitudine. Ti dá la parvenza, ma non il sentimento e non il pensiero. Spuntano perciò due altre forme: il canto e la visione intellettuale.

Quello che nel purgatorio è amicizia, nel paradiso è amore, ardore di desiderio, placato sempre, non saziato mai, infinito come lo spirito. Stato lirico e musicale, che ha la sua espressione nella melodia e nel canto. La medesimezza del sentimento spinto sino all’entusiasmo genera la comunione delle anime; la persona non è l’individuo ma il gruppo, come è delle moltitudini nei grandi giorni della vita pubblica. I gruppi qui non sono cori, che accompagnino e compiano l’azione individuale, ma sono la stessa individualitá diffusa in tutte le anime; e se vogliamo chiamarli cori, sono il coro di personaggi invisibili e muti, di Cristo, di Maria e d’iddio. Ecco il coro di Maria:

                                         Per entro ’l cielo scese una facella,
formata in cerchio a guisa di corona,
e cinsela e girossi intorno ad ella.
     Qualunque melodia piú dolce suona
quaggiú e piú a sé l’anima tira,
parrebbe nube che squarciata tuona,
     comparata al suonar di quella lira,
onde si coronava il bel zaffiro,
di ’l quale il ciel piú chiaro s’inzaffira.
     — Io sono amore angelico che giro
l’alta letizia, che spira del ventre
che fu albergo del nostro desiro;