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vii - la «commedia» 237


Spirito dommatico, credente e poetico, predica dal paradiso la veritá assoluta; e non la pensa, la scolpisce. Diresti che pensi con l’immaginazione, aguzzata dalla grandezza e veritá dello spettacolo. Nascono ardite metafore e maravigliose comparazioni. L’accordo della prescienza col libero arbitrio è una delle concezioni piú difficili e astruse; ma qui non è una concezione, è una visione, uno spettacolo: cosí potente è questa immaginazione dantesca:

                                         La contingenza, che fuor del quaderno
della vostra materia non si stende,
tutta è dipinta nel cospetto eterno.
     Necessitá però quindi non prende,
se non come dal viso, in che si specchia,
nave che per corrente giu discende.
     Da indi, si come viene ad orecchia
dolce armonia da organo, mi viene
a vista ’l tempo che ti s’apparecchia.
     

Il poeta procede per deduzione, guardando le cose dall’alto del paradiso, da cui dechina via via fino alle ultime conseguenze: forma contemplativa e dommatica, anzi che discorsiva e dimostrativa, e propria della poesia, presentando all’immaginazione vasti orizzonti in una sola comprensione:

                                         Guardando nel suo Figlio con l’amore,
che Luna e l’altro eternalmente spira,
lo primo ed ineffabile valore,
     quanto per mente o per occhio si gira,
con tanto ordine fe’, ch’esser non puote
senza gustar di lui chi ciò rimira.
     

Questa forma poetica della scienza, questa visione intellettuale, abbozzata nel Tesoretto, è condotta qui a molta perfezione. È un certo modo di situare l’oggetto e metterlo in vista, si che l’occhio dell’immaginazione lo comprenda tutto. Se ci è cosa che ripugna a questa forma, è lo scolasticismo con la barbarie delle sue formole e le sue astrazioni; ma l’immaginazione vi fa penetrare l’aria e la luce: miracolo prodotto dalle