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238 storia della letteratura italiana


due grandi potenze della mente dantesca, la virtú sintetica e la virtú formativa. Veggasi la stupenda descrizione che fa Beatrice del moto degli astri, di poco inferiore alla storia del processo creativo, il capolavoro di questo genere. Qui la scienza della creazione è abbracciata in un solo girar d’occhio, con si stretta e rapida concatenazione, che tutto il creato ti sta innanzi come una sola idea semplice. Ci sono concetti difficilissimi ad esprimersi, come l’unitá della luce nella sua diversitá, e l’imperfezione della natura, che non ti dá mai realizzato l’ideale. I concetti qui non sono astrazioni, ma forze vive, gli attori della creazione, la luce, il cielo, la natura; e non hai un ragionamento: hai una storia animata, con una chiarezza e vigore di rappresentazione che fa di Dio e della natura vere persone poetiche:

                                         Ciò che non muore e ciò che può morire
non è se non splendor di quella idea,
che partorisce, amando, il nostro Sire.
     Ché quella viva luce che si mea
dal suo lucente, che non si disuna
da lui né dall’amor che in lor s’intrea,
     per sua bontate il suo raggiare aduna,
quasi specchiato, in nuove sussistenze,
eternalmente rimanendosi una.
     

Queste tre terzine sono una maraviglia di chiarezza e di energia in dir cosa difficilissima. Né minor potenza d’intuizione trovi nella fine, quando, paragonando l’ideale alla cera del suggello, aggiunge:

                                         Ma la natura la dá sempre scema,
similemente operando all’artista,
c’ha l’abito dell’arte e man che trema.
     

Ed anche la mano di Dante trema, ché fra tante bellezze ci è non poca scoria. Non di rado vedi, non il poeta, ma il dottore che esce dall’universitá di Parigi, pieno il capo di tesi e di sillogismi. Molte quistioni sono troppo speciali, altre sono infarcite di barbarie scolastica: definizioni, distinzioni, citazioni,