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346 | storia della letteratura italiana |
della societá nelle sue usanze e ne’ suoi sentimenti. Onde, se gli uomini colti, trasportati dalla corrente comune, scrivevano in latino per procacciarsi fama, nell’uso vario della vita adoperavano il volgare, condotto oramai al suo maggior grado di grazia e di finezza, e parlato e scritto bene generalmente. Un gran mutamento era però avvenuto nella letteratura volgare. Il mondo ascetico-mistico-scolastico del secolo passato non era potuto piú risorgere di sotto a’ colpi del Petrarca e piú del Boccaccio, ed era tenuto rozzo e barbaro, e continuava la sua vita come un mondo fatto abituale e convenzionale a cui è straniera l’anima. Al contrario era in uno stato di produzione e di sviluppo il mondo profano, la «gaia scienza», e dava i suoi colori anche alle cose sacre. Le laude erano intonate come i rispetti, e i misteri acquistavano la tinta romanzesca delle novelle e romanzi allora in voga. La Stella ricorda in molte parti le avventure della bella sventurata Zinevra, «sei anni andata tapinando per lo mondo». Spesso c’entra il comico e il buffonesco, e ti par d’essere in piazza a sentir le ciane che si accapigliano. La lauda tende al rispetto; la leggenda tende alla novella.
La leggenda è un racconto maraviglioso, animato da uno spirito mistico o ascetico, con le sue estasi, le sue visioni, i suoi miracoli. Ci è al di sotto la fede che fa muovere i monti e ti tiene al di sopra de’ sensi, anzi sforza i sensi e dá loro le ali dell’immaginazione. Questo mondo miracoloso dello spirito, fatto cosí palpabile come fosse corpo, è rappresentato senza alcuno artificio che lo renda verisimile, anzi con la piú grande ingenuitá, essendo quelle veritá incontrastate pel narratore e pe’ lettori. Questa impressione ti fanno le leggende del Passavano e le Vite del Cavalca.
Questo è il mondo stesso che comparisce nelle rappresentazioni o misteri di questo secolo. Sono antiche rappresentazioni, messe a nuovo, intonacate, imbiancate, a uso di un pubblico piú colto. Santo Abraam, Alessio, Abramo, Eugenia e la Maddalena, i santi e i padri e i romiti del Cavalca ti sfilano innanzi. Con la natia rozzezza è ita via anche la semplicitá e l’unzione e ogni sentimento liturgico e ascetico. Il miracolo ci sta come