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378 storia della letteratura italiana


rigorose, non cessa di essere un buon cristiano e riverente alla religione; e non sospetta egli, e non sospettavano i contemporanei, a quali pericolose conseguenze traeva quello indirizzo. Non è il filosofo: è l’artista e il pittore della vita, come gli si porgeva. I suoi ragionamenti non movono da principi filosofici, ma dalle sentenze de’ moralisti antichi, dagli esempli della storia, e soprattutto dalla sua esperienza della vita. Il suo uomo non è un’astrazione, un’idea formata da concezioni anticipate; ma è preso dal vero nella vita pratica, co’ suoi costumi e le sue inclinazioni. Pinge e descrive piú che non ragiona; e non è un descrivere letterario o rettorico, ma rapido, evidente, concentrato, come chi ha innanzi agli occhi il modello e n’è vivamente impressionato. Onde riesce pittore di costumi e di scene di famiglia o campestri o civili, impareggiabile. E non hai giá la vuota esterioritá, come spesso è in Lorenzo; ma dentro è il nuovo ideale dell’uomo savio e felice, che par fuori nella calma decorosa e composta de’ lineamenti, a cui fa spesso da contrapposto la faccia disordinata dell’uomo sregolato e turbato. È l’onesto borghese idealizzato, che succede al tipo ascetico o cavalleresco del medio evo, un borghese purgato ed emendato, toltagli l’aria beffarda e licenziosa. Di questo ideale immagine parlante è lo stesso Battista, di cui suprema virtú era la pazienza delle ingiurie anche piú gravi e de’ mali piú stringenti della vita: «protervorum impetum patientia frangebat», dice di sé: ottimo rimedio a non guastarsi il sangue. Questa pazienza o uguaglianza dell’animo è la genialitá della nuova letteratura, impressa sulla fronte tranquilla del Boccaccio, del Sacchetti, del Poliziano e del nostro Battista, e che gl’innamora delle forme terse e riposate, il cui interno equilibrio si manifesta nella bellezza e nella grazia. Questo amore della bella forma, non solo in sé tecnicamente, ma come espressione dell’interna tranquillitá, è la musa di Battista. Scrivendo di sé dice:


Praecipuam et singularem voluptatem capiebat spectandis rebus, in quibus aliquod esset specimen formae ac decus. Senes praeditos dignitate aspectus et integros atque valentes, iterum atque iterum demirabatur, delitiasque naturae sese venerari praedicabat... Quicquid