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38 storia della letteratura italiana


                                         a me la febbre quartana,
la continua e la terzana;
a me venga mal de dente,
mal de capo e mal de ventre,
mal de occhi e doglia de fianco,
la postema al lato manco.
     

La poesia di Iacopone è proprio il contrario di quella de’ trovatori. In questi è poesia astratta e convenzionale e uniforme, non penetrata di alcuna realtá. In Iacopone è realtá ancora naturale, non ancora spiritualizzata dall’arte; è materia greggia, tutta discorde, che ti dá alcuni tratti bellissimi, niente di finito e di armonico.

Accanto a questa vita religiosa ancora immediata e di prima impressione spunta la vita morale, un certo modo di condursi con regola e prudenza; e anch’essa è nella sua forma immediata e primitiva. Non è ragione o filosofia, è pura esperienza e tradizione, nella forma di motto o proverbio, che riassume la sapienza degli avi. Il motto rimato è la piú antica forma di poesia nel nostro volgare. Ecco alcuni motti antichissimi:

                                              Ancella donnea,
se donna follea.

In terra di lite
non poner vite.

Uomo che ode, vede e tace,
vuol vivere in pace.

Chi parla rado
tenuto è a grado.
     

Di questa fatta sono una filza di motti ammassati da Iacopone in un suo carme, una specie di catechismo a uso della vita, illustrati brevemente da qualche immagine o paragone, ora goffo, ora egregio di concetto e di forma. Sulla vanitá della vita dice:

                                              Lo fior la mane è nato:
la sera il véi seccato.