Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
v - i misteri e le visioni | 93 |
Guardami un po’ s’i’ sono un bel vecchiardo e per antichitá tutto canuto. Nell ’operar son giovane e gagliardo, a ricordar l’ingiuria molt’astuto, nel mio discorrer non son pigro o tardo, conosco tutte le persone al fiuto: subito che tu pigli qualche sdegno, in un momento io vi fo su disegno... La Caritá t’exorta a perdonare, ed io ti dico: — Non lo voler fare. — Il perdonar vien da poltroneria e d’animo ch’è pien di debolezza; a chi t’ingiuria o dice villania, quando che tu sopporti, e’ vi s’avvezza. Rendigli il cambio a ognun, sia chi si sia, mettigli al collo una grossa cavezza, non lasciar mai la vendetta a chi resta, e a chi tosse dágli in su la testa... Io venni qui con una spada in mano per istar teco e messimi l’elmetto; io son del Satanasso capitano, attengo volentier quel ch’io prometto: quand’io veggo per terra il sangue umano, mi genera a vederlo un gran diletto, e tengo sempre ’l mio cavai sellato per esser presto presto in ogni lato... Oh quante brighe, oh quant’occisioni son per me fatte in cittá e in castella! Ho buon affare nelle religioni, vommene pe’ conventi in ogni cella, metto l’un l’altro in gran divisioni, facendo mormorar di chi favella; poi mi metto in camino, e in poch’ore mi trovo in corte di qualche signore. |
L’ultima battaglia è tra il Senso o la Sensualitá e la Ragione, ’anima, pregando, si sente sopraffatta dal corpo:
Io ti vorrei, Signor, sempre servire, ma questo corpo m’è molto molesto; |