Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1962 – BEIC 1807078.djvu/152

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e il purgatorio; ove, confessati i suoi falli, guidato da Beatrice, sale in paradiso e di luce in luce giunge alla faccia di Dio. Allegoricamente, Dante è l’anima, Virgilio è la ragione. Beatrice è la grazia; e l’altro mondo è questo mondo stesso nel suo aspetto etico e morale; è l’etica realizzata, questo mondo quale dee essere secondo i dettati della filosofia e della morale, il mondo della giustizia e della pace, il regno di Dio.

Dante è l’anima non solo come individuo ma come essere collettivo, come societá umana o umanitá. Come l’ individuo, cosi la societá è corrotta e discorde, e non può aver pace se non instaurando il regno della giustizia o della legge, riducendosi daH’arbitrio de’ molti sotto unico moderatore. E qui entra la tradizione virgiliana : la monarchia prestabilita da Dio, fondata da Augusto, discendente di Enea, e Roma per dritto divino capo del mondo. Questo concetto politico non è intruso e soprapposto, ma è, come si vede, lo stesso concetto etico, applicato all’ individuo e alla societá.

È tale la medesimezza, che la stessa allegoria si può interpretare in un senso puramente etico per rispetto all’ individuo, e in un senso politico per rispetto alla societá. E non è perciò maraviglia che la stessa materia si presti con tanta docilitá alle piú diverse interpretazioni.

Se l’allegoria ha reso possibile a Dante una illimitata libertá di forme, gli rende d’altra parte impossibile la loro formazione artistica. Dovendo la figura rappresentare il figurato, non può essere persona libera e indipendente, come richiede l’arte, ma semplice personificazione o segno d’ idea, sicché non contenga se non i tratti soli che hanno relazione all’ idea, a quel modo che il vero paragone non esprime di se stesso se non quello solo che sia immagine della cosa paragonata. L’allegoria dunque allarga il mondo dantesco, e insieme lo uccide, gli toghe la vita propria e personale, ne fa il segno o la cifra di un concetto a sé estrinseco. Hai due realtá distinte, l’una fuori dell’altra, l’una figura e adombramento dell’altra, perciò amendue incompiute e astratte. La figura, dovendo significare non se stessa ma un altro, non ha niente d’organico e diviene un accozzamento