Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1962 – BEIC 1807078.djvu/164

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rivelandolo e predicandolo agli uomini; diviene il missionario dell’altro mondo, ed è san Pietro che gli apre la bocca e lo investe della sacra missione :

Apri la bocca e non asconder quel eh’ io non ascondo.

Ora questo mondo cristiano, di cui si faceva il profeta, era per lui una cosa cosi seria come per tutt’ i credenti, seria nel suo spirito e nella sua lettera. Ne parla col linguaggio della scienza, lo intrawede attraverso la scienza; ma la scienza non lo dissolveva, anzi lo illustrava e lo confermava. Supporre che esso fosse una figura, una forma trovata per adombrarvi i suoi concetti scientifici, è un anacronismo, è un correre sino a Goethe. La scienza penetra in questo mondo come ragionamento o come allegoria, e spiega la sua costruzione e il suo pensiero, a quel modo che il filosofo spiega la natura. E come la natura, cosi l ’altro mondo è per Dante piú che figura : è vivace e seria realtá, che ha in se stessa il suo valore e il suo significato.

Né quel mondo cristiano rimane nella sua generalitá religiosa, com’ è ne’ cantici, nelle prediche e ne’ misteri e leggende. Dalla vita contemplativa cala nella vita attiva e si concreta nella vita reale. Essendo la perfezione religiosa nel dispregio de’ beni terreni, i credenti, da Francesco d’ Assisi a Caterina, non poteano vedere con animo quieto i costumi licenziosi de’ chierici e de’ frati; la corruzione della cittá santa, dove Cristo si mercava ogni giorno; il papa, divenuto sovrano temporale e dominato da fini e interessi terreni, in tresca adultera co’ re. Su questo punto i santi sono cosi severi come Dante; piú avean fede, e maggiore era 1’ indignazione. Venendo piú al particolare, abbiam visto Bonifazio legarsi con Filippo il bello contro l’ imperatore (ciò che Dante chiama un adulterio), inviare Carlo di Valois a Firenze, cacciarne i Bianchi, instaurarvi i guelfi. Il guelfismo era allora la Chiesa, fatta meretrice del re di Francia, che la trasse poco poi in Avignone, divenuta pietra di scandalo e aizzatrice di tutte le discordie civili. Come potere e interesse temporale, era essa non solo radice e causa della corruzione del secolo, ma