Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1962 – BEIC 1807078.djvu/264

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del verso e dell’elocuzione. Quel tipo di una «lingua illustre», che Dante vagheggiava nella prosa, il Petrarca lo ha realizzato nella poesia, dalla quale è sbandito il rozzo, il disarmonico, il volgare, il grottesco e il gotico: elementi che pur compariscono nella Commedia. È una forma bella non solo per rispetto all’ idea ma per se stessa, aulica, aristocratica, elegante, melodiosa. La parola vale non solo come segno, ma come parola. Il verso non è solo armonia o rispondenza con quel di dentro, ma melodia, elemento musicale in se stesso.

Ma questa bella forma non è un puro artificio tecnico o meccanico, una vuota sonoritá; anzi vien fuori da ima immaginazione appassionata e innamorata, che ha il suo riposo, il suo ultimo fine in se stessa. È una immaginazione chiusa in sé, non trascendente, che di rado si alza a fantasia o a sentimento, anzi rifugge dal fantasma e tende spesso a produrre immagini finite, ben contornate, chiare e fisse. E se vi si appagasse, sarebbe poesia assolutamente pagana e plastica. Ma il grande artista, ne’ momenti anche piú geniali della produzione, sente come un vuoto, qualche cosa che gli manchi, e non è soddisfatto ed è malinconico. Che gli manca?

Gli manca, com’ è detto, il possesso e il godimento e la serietá e la forza della vita reale. Come artista si sente incompiuto, come immaginazione si sente isolato: vivere in immaginazione gli piace; pur sente che lá non è la vita, e vi trova sollievo, non appagamento. Questo sentimento del vuoto che penetra ne’ piú cari diletti dell’ immaginazione e li tronca bruscamente; questa immaginazione che, appunto perché si sente immaginazione e non realtá, produce le sue creature con la lacrima del desiderio negli occhi; questo desiderio inestinguibile che pullula dal seno stesso dell’arte e la chiarisce ombra e simulacro e non cosa viva, sono il fondo originale e moderno della poesia petrarchesca. L’ immagine nasce trista, perché nasce con la coscienza di essere immagine e non cosa; e lo strazio di questa coscienza è raddolcito, perché, non ci essendo la cosa, ci è l’ immagine, e cosi bella, cosi attraente. Situazione piena di misteri, di contraddizioni e di chiaroscuri, che genera quel non