Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1962 – BEIC 1807078.djvu/311

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Uliviero, Rinaldo, Guttifré, Roberto Guiscardo, Federigo Barbarossa, Federigo secondo. Egli medesimo scrisse romanzi per far piacere alle donne; e, rifatto il romanzo di Fiorio e Biancofiore, cercò un teatro piú conforme a’ suoi studi classici ne’ tempi eroici e primitivi delle greche tradizioni. Pure, le novelle doveano riuscire piú popolari e piú gradite, perché piú conformi a’ tempi e a’ costumi. E se ne raffazzonavano o inventavano di ogni sorta, serie e comiche, morali e oscene, variate e abbellite da’ novellatori secondo i gusti dell’uditorio. La novella era dunque un genere vivente di letteratura, lasciato in balia dell’ immaginazione e, come materia profana e frivola, trascurata dagli uomini colti. Rivale della novella era la leggenda co’ suoi miracoli e le sue visioni. Gli uomini colti si tenevano alto in ima regione loro propria, e lasciavano a’ frati i Fioretti di san Francesco e la Vita del beato Colombini, e a’ buontemponi la semplicitá di Calandrino e le avventure galanti di Alatiel.

In questo mondo profano e frivolo entrò il Boccaccio, con non altro fine che di scrivere cose piacevoli e far cosa grata alla donna che gliene avea data commissione. E raccolse tutta quella materia informe e rozza, trattata da illetterati, e ne fece il mondo armonico dell’arte.

Dotte ricerche sonosi fatte sulle fonti dalle quali il Boccaccio ha attinte le sue novelle. E molti credono si tolga qualche cosa alla sua gloria, quando sia dimostrato che la piú parte de’ suoi racconti non sono sua invenzione, quasi che il merito dell’artista fosse nell’ inventare, e non piuttosto nel formare la materia. Fatto è che la materia, cosi nella Commedia e nel Canzoniere come nel Decamerone, non usci dal cervello di un uomo, anzi fu il prodotto di una elaborazione collettiva, passata per diverse forme, insino a che il genio non l’ebbe fissata e fatta eterna.

Ci erano in tutti i popoli latini novelle sotto diversi nomi, ma non c’era la novella, e tanto meno il novelliere, in cui i singoli racconti fossero composti ad unitá e divenissero un mondo organico. Questo organismo vi spirò dentro il Boccaccio, e di racconti diversi di tempi, di costumi e di tendenze fece il mondo