Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1962 – BEIC 1807078.djvu/33

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comuni e per lungo uso speculatrice. Il contenuto non è ancora trasformato internamente, non è ancora poesia, cioè vita e realtá; ma è giá un fatto scientifico, scrutato, analizzato da una mente avida di sapere, con la serietá e la profonditá di chi si addentra ne’ problemi della scienza, e illuminato da una immaginazione, eccitata non dall’ardore del sentimento ma dalla stessa profonditá del pensiero. Guido non sente amore, non riceve e non esprime impressioni amorose, ma contempla l’amore e la bellezza con uno sguardo filosofico : quello che gli si affaccia non è persona idealizzata, ma è pura idea, della quale è innamorato con quello stesso amore che il filosofo porta alla veritá intuita e contemplata dalla sua mente, quasi fosse persona viva. Cosi Platone amava le sue idee; l’amore platonico non era altro che amore d’ intuizione e di contemplazione, una specie di parentela tra il contemplante e il contemplato : io ti contemplo e ti fo mia. Guido ama la creatura della sua meditazione, e l’amore gli move l’ immaginazione e gli fa trovare i piú ricchi colori, si ch’ella par fuori pomposamente abbigliata. L’artista è un filosofo, non è ancora un poeta. A quel contenuto cavalleresco, frivolo e convenzionale, cosi fecondo presso i popoli dove nacque, cosi sterile presso noi dove fu importato, succede Platone, la contemplazione filosofica. Non ci è ancora il poeta, ma ci è l’artista. Il pensiero si move, l’ immaginazione lavora. La scienza genera l’arte.

La coltura cavalleresca, se giovò a formare il volgare, impedí la libertá e spontaneitá del sentimento popolare, e creò un mondo artificiale e superficiale, fuori della vita, che rese insipidi gl’ inizi della nostra letteratura, cosi interessanti presso altri popoli. Quel contenuto stazionario comincia a moversi presso Guido, di un moto impresso non da sentimento di amore ma da contemplazione scientifica dell’amore e della bellezza, che, se non riscalda il core, sveglia l’ immaginazione. Questo dunque si ricordi bene: che la nostra letteratura fu prima inaridita nel suo germe da un mondo poetico cavalleresco, non potuto penetrare nella vita nazionale e rimaso frivolo e insignificante; e fu poi sviata dalla scienza, che 1 allontanò sempre piú dalla freschezza e ingenuitá del sentimento popolare e creò una nuova poetica, che non fu