Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1962 – BEIC 1807078.djvu/342

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descrizione della bella natura, penetrata di una molle sensualitá. Traspare da tutta questa letteratura una certa quiete e tranquillitá interiore, come di gente spensierata e soddisfatta.

Giovanni Boccaccio è il grande artista che apre questo mondo allegro della natura.

Il misticismo perisce, ma ben vendicato, traendosi appresso religione, moralitá, patria, famiglia, ogni semplicitá e dignitá di vita. Vengono nuovi ideali : la voluttá idillica e l’allegria comica. Sono le due divinitá della nuova letteratura.

Ma, come l’antica letteratura vede i suoi ideali attraverso un involucro allegorico- scolastico, cosi la nuova non può trovare se stessa se non attraverso l’ involucro del mondo greco-latino.

La vita del Boccaccio è in compendio la vita letteraria italiana, come si andrá sviluppando. Comincia scopritore instancabile di manoscritti, e tutto mitologia e storia greca e romana. Non è ancora un artista : è un erudito. La sua immaginazione erra in Atene e in Troia. Tenta questo e quel genere, e non trova mai se stesso. Quel mondo è come un denso velo che muta il colore degli oggetti e gliene toglie la vista immediata. Imita Dante, imita Virgilio, petrarcheggia e platoneggia come il buon Sacchetti. Scrive magni vojumi latini, ammirazione dei contemporanei. E si scopre artista, quando, gittato via tutto questo bagaglio, scrive per sollazzo, abbandonato alla genialitá dell’umore. Dove cerca il piacere, trova la gloria.

Questa vita, ne’ suoi tentennamenti, nelle sue imitazioni, nelle sue pedanterie, ne’ suoi ideali, è la storia della nuova letteratura