Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1962 – BEIC 1807078.djvu/426

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Non è il caso di disputare sulla veritá o falsitá delle dottrine. Non fo una storia e meno un trattato di filosofia. Scrivo la storia delle lettere. Ed è mio obbligo notare ciò che si move nel pensiero italiano, perché quello solo è vivo nella letteratura che é vivo nella coscienza.

Da quel concetto esce non solo la scienza moderna, ma anche la prosa. Come nella scienza ci aveva ancora molta parte l’ immaginazione, la fede, il sentimento; cosi nella prosa erano penetrati elementi etici, rettorici, poetici, chiusi in quella forma convenzionale boccaccevole, che dicevasi «forma letteraria», ed era giá divenuta maniera, un vero meccanismo. Ma il Machiavelli spezza questo involucro, e crea il modello ideale della prosa, tutta cose e intelletto, sottratta possibilmente all’ influsso dell’ immaginazione o del sentimento, di una struttura solida sotto un’apparente spezzatura.

E da quel concetto dovea uscire anche un nuovo criterio della vita, e perciò dell’arte. L’uomo e la natura hanno nel medio evo la loro base fuori di sé, nell’altra vita; le loro forze motrici sono personificate sotto nome di «universali» ed hanno un’esistenza separata. Questo concetto della vita genera la Divina commedia. La macchina della storia è fuori della storia ed è detta «la provvidenza» . Questa macchina è nel mondo boccaccesco il caso o la fortuna. Non ci è piú la provvidenza, e non ci è ancora la scienza. Il maraviglioso non è piú detto «miracolo», anzi del miracolo si fanno beffe; ma è detto «intrigo», «nodo», «accidente straordinario». Le passioni, i caratteri, le idee non sono forze che regolano il mondo, sopraffatte da questo nuovo fato, la volubile e capricciosa fortuna. Il Machiavelli insorge e contro la fortuna e contro la provvidenza, e cerca nell’uomo stesso le forze e le leggi che lo conducono. Il suo concetto è che il mondo è quale lo facciamo noi, e che ciascuno è a se stesso la sua provvidenza e la sua fortuna. Questo concetto dovea profondamente trasformar l’arte.

La poesia italiana usciva dal medio evo libera da ogni ingombro allegorico e scolastico, ma insieme vuota di ogni contenuto : forma pura. Il suo vero contenuto è negativo, cioè a