Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1962 – BEIC 1807078.djvu/49

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la salute : mèta si alta, che avanza ogni sforzo d’ intelletto, e però non resta altro che morire. Questo è rettorica, non solo per la strana esagerazione del concetto, ma per il modo dell’esposizione scolastico e dottrinale:

Questa donna, che andar mi fa pensoso, porta nel viso la virtú d’ Amore: la qual fa disvegliar altrui nel core lo spirito gentil che vi è nascoso.

Ella m’ ha fatto tanto pauroso, poscia eh’ io vidi quel dolce signore negli occhi suoi con tutto ’l suo valore, eh’ i’ le vo presso e riguardar non l’oso.

E s’avvien poi che quei begli occhi miri, io veggio in quella parte la salute, ove lo mio intelletto non può gire.

Allor si strugge si la mia vertute, che l’anima che move li sospiri, s’acconcia per voler del cor fuggire.

Una cosi strana esagerazione non può essere scusata che dal1’ impeto e dalla veemenza della passione. Ma qui non ce n’è vestigio; ed hai invece una specie di tèma astratto, che si fa sviluppare nelle scuole per esercizio di rettorica. La prima quartina è una maggiore di sillogismo; intelletto, animo, core, sospiri, virtú di onore e spirito gentile sono le sottili distinzioni e astrazioni delle scuole. Esule ghibellino, si levò a grande speranza, quando seppe della venuta di Arrigo di Lussemburgo; e quando seppe della sua morte, scrisse una canzone. Quale materia di poesia! dove dovrebbero comparire le speranze, i disinganni, le illusioni e i dolori dell’esule. Ma è invece una esposizione a modo di scienza sulla potenza della morte e l’ immortalitá della virtú. Ancora piú astratta e arida è la canzone sulla natura d’amore di Guido Cavalcanti, dottissimo di filosofia e di rettorica; la qual canzone fu tenuta miracolo da’ contemporanei.

Adunque, la vita religiosa, morale e politica era appena nelia sua prima formazione, e la splendida vita che raggiava da