Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1962 – BEIC 1807078.djvu/53

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saperlo si rivelò artista e poeta. Vi sono uomini che i contemporanei ed essi medesimi sono incapaci di apprezzare. Guido era piú grande ch’egli stesso e i suoi contemporanei non sapevano.

Guido è il primo poeta italiano degno di questo nome, perché è il primo che abbia il senso e balletto del reale. Le vuote generalitá de’ trovatori, divenute poi un contenuto scientifico e rettorie©, sono in lui cosa viva, perché, quando scrive a diletto e a sfogo, rendono le impressioni e i sentimenti dell’anima. La poesia, che prima pensava e descriveva, ora narra e rappresenta, non al modo semplice e rozzo di antichi poeti, ma con quella grazia e finitezza a cui era giá venuta la lingua, maneggiata da Guido con perfetta padronanza. Qui sono due forosette, egregiamente caratterizzate, che gli cavano di bocca il suo segreto d’amore. Lá è una pastorella che incontra nel boschetto, e ti abbozza una scena d’amore còlta dal vero. Sono gli stessi concetti de’ trovatori, ma realizzati; non solo ornati e illeggiadriti al di fuori, ma trasformati nella loro sostanza, divenuti caratteri, immagini, sentimenti, cioè a dire vita e azione. Senti lá dentro l’ anima dello scrittore, ora lieta e serena, che si esprime con una grazia ineffabile, come nelle bailate delle forosette e della pastorella; ora penetrata di una malinconia che si effonde con dolcezza negli amabili sogni dell’ immaginazione e nella tenerezza dell’affetto, come nella ballata che scrisse esule a Sarzana, il canto del cigno, il presentimento della morte. Qui lo scienziato sparisce e la rettorica è dimenticata. Tutto nasce dal di dentro, naturale, semplice, sobrio, con perfetta misura tra il sentimento e l’espressione. Il poeta non pensa a gradire, a cercare effetti, a fare impressione con le sottigliezze della dottrina e della rettorica: scrive se stesso, come si sente in un certo stato dell’animo, senz’altra pretensione che di sfogarsi, di espandersi, segnando la via nella quale Dante fece tanto cammino. I posteri poterono applicare a lui quello che Dante disse di sé :

I’ mi son un che, quando Amore spira, noto ed a quel modo ch’ei detta dentro, vo significando.

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