Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1962 – BEIC 1807078.djvu/55

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e ancora piú l’altra:

Voi, che intendendo il terzo ciel movete.

Dante avea la stessa opinione. Il dotto discepolo di Bologna mira poetando a divulgare la scienza, usando modi piani e aperti alla intelligenza comune. Nella canzone, dove esorta la donna a dispregiare uomo che «da sé virtú fatta ha lontana» , dice :

Ma perocché ’l mio dire util vi sia,

discenderò del tutto

in parte ed in costrutto

piu lieve, perché men grave s’ intenda;

ché rado sotto benda

parola oscura giugne allo ’ntelletto;

per che parlar con voi si vuole aperto.

E quando pure è costretto a celare sotto benda i suoi concetti, aggiunge un comento in prosa e dichiara egli medesimo la sua dottrina. Tale è il comento che fa alla canzone :

Voi, che intendendo il terzo ciel movete;

e parendogli che senza quel comento la canzone, presa in se stessa, rimanga fuori dell’ intelligenza volgare, finisce cosi :

Canzone, i’ credo che saranno radi color che tua ragione intendan bene, tanto lor parli faticosa e forte; onde, se per ventura egli addiviene che tu dinanzi da persone vadi che non ti paian d’essa bene accorte, allor ti priego che ti riconforte, dicendo lor, diletta mia novella:

— Ponete mente almen com’ io son bella.

C’era dunque nell’ intenzione di Dante di bandire i veri della scienza ora nella forma diretta del ragionamento, ora sotto il velo dell’allegoria, ma in modo che la poesia, quando anche non fosse compresa da’ piú, avesse un valore in se stessa, fosse