Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1962 – BEIC 1807078.djvu/93

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che sará dannato. Non perciò della notizia si turba il giovinetto, anzi risponde tranquillo che continuerá ad amare e servire Dio. Invano il demonio lo tenta, dicendogli che «ha guastato l’amor naturale» e che il meglio sará tornare in casa del padre, ché forse Dio gli avrá misericordia. II giovinetto con gli scongiuri fuga il demonio, e rimane fermo nella sua risoluzione. Allora l’angiolo annunzia al romito ch’egli è salvo. E il monaco e il romito intuonano il Te Deurn o una lauda. Nell’epilogo o commiato sono esortati gli spettatori a castigare la carne e a pensare alla vita eterna. Anima della rappresentazione è l’ invitta fede del giovane monaco, che la preghiera e la contemplazione è la piú sicura guardia contro il peccato e la tentazione della carne, e che si giunge alla santificazione con rinunziare al mondo e vivere con lo spirito in Dio. Questo concetto è espresso in una forma scolastica nel canto del monaco, di cui ecco alcuni brani :

L’anima sensitiva, che ss’ inchina nel mondo a tutto quel che Ila diletta, apprezza poco la legge divina...

L’alma piena di fede e semplicetta spesso si leva pura a contemplare quel Ben che veramente la diletta.

E quando a quel piú intenta esser le pare, allor dal grave corpo è si constretta, che giuso affitta le convien tornare, e umile e isdegnosa piange e dice:

— • Deh! chi mi sturba il mio esser felice? —

Quell’anima gentile è sempre viva, e vive Iddio in lei per unione..., e tutta sta nella contemplativa e gode tutta; e s’ella ha passione, è per esser legata al corpo tristo, dal qual desia disciórsi e star con Cristo.

Ci è ima rappresentazione, intitolata Commedia dell’anima, che è una storia ideale della vita de’ santi, una specie di logica, dove sono le idee fondamentali della santificazione, l’ossatura e lo scheletro di tutte le vite de’ santi. L’anima esce pura dalle