Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1962 – BEIC 1807078.djvu/96

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e puossi dir che la fede è mancata.

Uomini grandi e dotti ti fan guerra : chi t’esaltò, or t’ha perseguitata...

Va’ nel Levante e in tutto l’Occidente, e guarda di noi dua chi ha piú gente.

Allora la Speranza viene in soccorso :

Leva su gli occhi alla cittá superna, eh’ è fabbricata senz’ ingegno umano.

Ma l’anima teme, pensando la sua debolezza:

Com’ io digiuno un di, i’ son si bianca, che par eh’ un curandaio m’abbi imbiancato; io mi stare’ a dormir sur una panca, e ’l corpo vuol un letto sprimacciato.

La. Speranza le pone avanti l’esempio de’ santi, e soprattutto di santo Agostino:

quando dicev’orando: — Signor mio, questo mio cor non si può consolare; tu solo se’ quel che lo puoi quietare. —

Allora l’assale la Disperazione e dice:

Pensa che la giustizia ara il suo luoco, e tu hai fatt’assai ben de’ peccati.

O tu dirai : — Io non vo’ disperarmi, perché Dio è parato a perdonarmi — ?

Ma l’anima risponde allo scherno, cacciandola da sé:

E tu va’ via, bestiaccia maladetta.

Segue un’altra disputa tra la Caritá, della quale san Paolo celebra le lodi, e l’Odio, in cui spunta l’ombra di un carattere, qualche cosa di simile a un capitano millantatore :

Voltati in qua, porgimi un po’ l’orecchio, e non guardar eh’ io sie canuto e vecchio.