Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. II, 1912 – BEIC 1807957.djvu/126

Da Wikisource.
120 storia della letteratura italiana


lingue incatenate e con le punte vermiglie, come intinte nel veleno, con sópra vi questo esergo : «Lingua eius loquetur mendacium». Aretino gli fa mille ringraziamenti. Quando non gli conviene dir male delle persone, dice male delle cose, tanto per conservarsi la reputazione, come sono le sue intemerate contro gli ecclesiastici, i nobili, i principi. Cosi l’uomo abbietto fu tenuto un apostolo e fu detto «flagello de’ principi». Talora trovò chi non aveva paura. Achille della Volta gli die’ una pugnalata. Nicolò Franco, suo segretario, gli scrisse carte di vitupèri. Pietro Strozzi lo minaccia di ucciderlo, se si attenta a pronunziare il suo nome. È bastonato, sputacchiato. È lui allora che ha paura, perché era vile e poltrone. L’ambasciatore d’Inghilterra lo bastona, ed egli loda il Signore che gli accorda la facoltá di perdonare le ingiurie. Giovanni, il «gran diavolo», morendo gli disse: — Ciò che piú mi fa soffrire è vedere un poltrone. — Ma in generale amavano meglio trattarlo come Cerbero, e chiudergli i latrati gittandogli un’offa. Le sue lettere sono capilavori di malizia e di sfrontatezza. Prende tutte le forme e tutti gli abiti, dal buffone e dal millantatore sino al sant’uomo calunniato e disconosciuto. Come saggio, ecco una sua lettera alla piissima e petrarchesca marchesa di Pescara, che lo aveva esortato a cangiar vita e a scrivere opere pie:


... Confesso che mi faccio men utile al mondo e men grato a Cristo, consumando lo studio in ciance bugiarde e non in opre vere. Ma d’ogni male è cagione la voluptá d’altrui e la necessitá mia. Ché se i principi fussero tanto chietini quanto io bisognoso, non ritrarei con la penna se non «misereri». Eccellente madonna, tutti non hanno la grazia della divina inspirazione. Essi ardono sempre della concupiscenzia, e voi abbrusciate ogni ora del foco angelico, e sonvi gli uffici e le prediche quel che sono a loro le musiche e le comedie. Voi non volgereste gli occhi a Ercole nelle fiamme né a Marsia senza pelle, ed essi non terrebbero in camera san Lorenzo sulla grata né lo apostolo scorticato. Ecco: il mio compar Bruciolo intitola la Bibia al re, che è pur cristianissimo, e in cinque anni non ha avuta risposta. E forse che il libro non era ben tradutto e ben legato? Onde la mia Cortigiana, che ritrasse da lui la gran catena, non si rise del suo Testamento