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180 storia della letteratura italiana


I sentimenti umani sono petrificati nell’astrazione di mille personificazioni, come l’amore, la pietá, la fama, il tempo, la gelosia, e nel gelo di dottrine platoniche e di forme petrarchesche.

Quel che sieno le sue prose, si può immaginare. Dottissime, irte di esempi e di citazioni, in istil grave, in andamento sostenuto, ma non inceppato, sfolgoranti di nobili sentimenti. Quando esprime direttamente i moti del suo animo, mostra un alletto rilevato da una forma cavalleresca e di gentiluomo anche nell’abiezione della sua sorte, com’è in alcune sue lettere. Quando specula, come ne’ Dialoghi, senti ch’è fuori della vita, e sta in quistioni astratte o formali. Ci è un libro che volontariamente ha chiuso, ed è il libro della libera investigazione. Nella sua giovinezza l’autore del Rinaldo, dedito a furtivi e disordinati amori, era anche infetto dalla peste filosofica. La gran questione era qual fosse superiore: la fede o la religione, la volontá o l’intelletto. I filosofi moderni rivendicano, egli dice, la sovranitá dell’intelletto, e sostengono che l’uomo non può credere a quello che ripugna all’intelletto. Tratto dalla corrente, il giovine Tasso non crede all’incarnazione né all’immortalitá dell’anima; e di quei suoi costumi e di queste opinioni i suoi avversari gli fecero carico presso la corte, quand’egli era giá pentito e confesso e animato da zelo religioso. La sua religione è messa d’accordo con la sua filosofia su questo bel ragionamento, che l’intelletto non può spiegare tante cose che pure esistono, e che perciò esistono anche le veritá della fede, ancorché l’intelletto non sia giunto a spiegarle. Indi è che ti riesce piú erudito e dotto che filosofo, e rimane segregato da tutto quel movimento intellettuale intorno alla natura e all’uomo che allora ferveva anche in Italia, abbandonandosi al suo naturale discorso timidamente, e non senza aggiungere che, se cosa gli vien detta non pia e non cattolica, sia per non detta. Odia a morte i luterani, ha in sospetto i filosofi «moderni», e cerca un rifugio negli antichi, massime in Platone, piú affine alla sua natura contemplativa e religiosa. De’ suoi dubbi, delle sue ansietá, della sua vita intellettuale interiore non è rimasto un pensiero, non un grido. Ci è qui l’anima di Pascal o di sant’Agostino, cristallizzata in