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xviii - marino 203


diviso in cinque giardini, corrispondenti a’ cinque sensi, si che questa sola descrizione prende giá buona parte del poema. Nel giardino del Tatto, Adone gode gli ultimi diletti e s’india : è rapito in cielo, attinge la felicitá. Il cielo o il paradiso del Marino non comprende che la Luna, Mercurio e Venere, tutto l’universo dell’amore. La Luna è la sede della natura, Mercurio è la sede dell’arte, e sede dell’amore è Venere. È tutto il cielo della vita, simile a’ diversi gradi dell’Amorosa visione. Ma l’apoteosi e il trionfo dell’amore è di breve durata, e Venere non ha il tempo di rendere immortale il suo amato. Adone muore, vittima della gelosia di Marte; e gli ultimi canti narrano la morte di Adone, il compianto di Venere e degli dèi, e le sue esequie.

È inutile dire che tutte queste combinazioni non hanno pel Marino alcun valore effettivo ed intrinseco, e che esse sono una materia qualunque, arricchita di moltissime favole mitologiche, buona a sviluppare le sue forze poetiche : il solito macchinismo fantastico dell’amore ne’ poemi italiani. I concetti e le passioni sono insulse personificazioni, come l’Amore, l’Arte, la Natura, la Filosofia, la Gelosia, la Ricchezza ed altre figure allegoriche. Dico «insulse», perché a quelle personificazioni manca e la profonditá del significato e la serietá della vita. È lo scheletro de’ poemi italiani, aggiuntivi anche certi episodi ingegnosi per far la corte alle famiglie principesche d’Italia e alla casa di Francia. Ma è un puro scheletro, dove non penetra per alcuno spiraglio la vita. E poiché quello solo c’ interessa che vive, questo poema non c’ispira nessuno interesse. Non c’ è un solo personaggio che attiri l’attenzione e lasci di sé un vestigio nella memoria; non una sola situazione drammatica o lirica di qualche valore. La vita è materializzata e allegorizzata, tutta al di fuori, ne’ suoi accidenti, contrasti e simiglianze esteriori; e come le simiglianze o i contrasti esterni sono infiniti, nascono rapporti capricciosi, arbitrari tra le cose, che sono veri quanto a questa o a quella apparenza, ma ridicoli e falsi per rispetto alla totalitá della vita. Abbiamo veduto in che modo la rosa è rappresentata nel Poliziano, nell’Ariosto e nel Tasso. Sono