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204 storia della letteratura italiana


pochi particolari, che lumeggiano la rosa nella sua individualitá e non alterano la sua natura. Sentite ora la rosa del Marino:


                                    Rosa, riso d’amor, del ciel fattura,
rosa, del sangue mio fatta vermiglia,
pregio del mondo e fregio di natura,
della Terra e del Sol vergine figlia,
d’ogni ninfa e pastor delizia e cura,
onor de l’odorifera famiglia;
tu tien d’ogni beltá le palme prime,
sopra il vulgo de’ fior donna sublime.
     Quasi in bel trono imperadrice altera
siedi colá su la nativa sponda;
turba d’aure vezzosa e lusinghiera
ti corteggia d’ intorno e ti seconda;
e di guardie pungenti armata schiera
ti difende per tutto e ti circonda.
E tu, fastosa del tuo regio vanto,
porti d’òr la corona e d’ostro il manto.
     Porpora de’ giardin, pompa de’ prati,
gemma di primavera, occhio d’aprile,
di te le grazie e gli amoretti alati
son ghirlanda a la chioma, al sen monile.
Tu, qualor torna agli alimenti usati
ape leggiadra o zeffiro gentile,
dái lor da bere in tazza di rubini
rugiadosi licori e cristallini.
     Non superbisca ambizioso il sole
di trionfar fra le minori stelle,
ché ancor tu fra i ligustri e le viole
scopri le pompe tue superbe e belle.
Tu sei, con tue bellezze uniche e sole,
splendor di queste piagge, egli di quelle:
egli nel cerchio suo, tu nel tuo stelo,
tu sole in terra ed egli rosa in cielo.
     E ben saran tra voi conformi voglie:
di te fia ’l sole, e tu del sole amante.
Ei de le insegne tue, de le tue spoglie
l’aurora vestirá nel suo levante: