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16 storia della letteratura italiana


da Orfeo, tra’ profumi eleganti del Poliziano. Ludovico non ha niente da affermare e niente da negare. Trova il terreno giá sgombro, e senza opera sua. Non è credente e non è scettico: è indifferente. Il mondo in mezzo a cui si forma, destituito di ogni parte nobile e gentile, senza religione, senza patria, senza moralitá, non ha per lui che un interesse molto mediocre. Buona pasta d’uomo, con istinti gentili e liberi, servo non fremente e ribelle ma paziente e stizzoso, adempie nella vita la parte assegnatagli dalla sua miseria con fedeltá, con intelligenza, ma senza entusiasmo e senza partecipazione interiore. Lo chiamavano distratto. Ma la vita era per lui una distrazione, un accessorio; e la sua occupazione era l’arte. Andate a vedere quest’uomo mezzano e borghese come quasi tutt’ i letterati di quel tempo, nella sua bontá e tranquillitá facilmente stizzoso, e che non sa conquistare la libertá e non sa patire la servitú, e tutto rimpiccinito e ritirato tra le sue contrarietá e le sue miserie si fa spesso dar la baia per le sue distrazioni e le sue collere; andate a vedere quest’uomo quando fantastica e compone. Il suo sguardo s’illumina, la sua faccia è ispirata, si sente un iddio. Lá, su quella fronte, vive ciò che è ancora vivo in Italia: l’artista.

Giá questo mondo cavalleresco, che riempie la sua immaginazione, non era stato altro mai in Italia che un mondo di fantasia e visto da lontano. E quando ogni idealitá si corruppe, molti cercavano ivi quell’ ideale di bontá e di virtú che altri trovavano nella vita pastorale ; cosi sorse sulle rovine del medio evo il poema cavalleresco e l’idillio, i due mondi poetici o ideali del Rinascimento. Una reminiscenza di quel mondo cavalleresco c’era, ma lontana e confusa per le date, per i luoghi e per i fatti; sicché veniva alla coscienza non da tradizioni nazionali, ma dalla lettura di romanzi tradotti o imitati. Pure, una immagine vicina di quel mondo era nelle corti, dove appariva quel non so che signorile e gentile e umano che fu detto «cortesia», e dove spesso si davano spettacoli che richiamavano alla mente quelle forme e que’ costumi. Ci era dunque nella coscienza italiana un mondo della cortesia, contrapposto al mondo