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xiii - l’«orlando furioso» 23


per avere Baiardo e Durlindana, quando le ha ottenute e si crede felice è ammazzato da Orlando. Reminiscenza di Achille è Ruggiero, liberato dagli ozi del castello incantato e dalle delizie di Alcina, e riuscito il piú perfetto modello di cavaliere. Intorno a queste grandi combinazioni si aggruppano fatti minori, che danno il finito e il contorno a questo mondo nelle sue piú lievi sfumature, come è la morte di Zerbino e il lamento d’Isabella, Olimpia abbandonata, la morte e le esequie di Brandimarte, le avventure di Grifone, Dudone, Marfisa, e le scene comiche di Martano, di Gabrina e di Giocondo. Quantunque un mondo cosí fatto abbia un aspetto fuori dell’ordinario e si discosti tanto da’ costumi e dal sentire del suo tempo, pure Ludovico ci sta cosí a suo agio e ne ha si vivamente impressa l’immaginazione, che te lo dá alla luce con tutt’i caratteri di una vita presente e reale. E qui è il maraviglioso del genio ariostesco : rappresentare un mondo cosí straordinario con semplicitá e naturalezza. Le condizioni di esistenza sono veramente fantastiche sino all’assurdo; ma, una volta ammesse quelle basi, il movimento storico diviene profondamente umano e naturale. Si vegga con che fine gradazioni psicologiche è condotto Orlando sino a perdere il senno; con che scala intelligente è rappresentato il dolore di Olimpia, o la discordia de’ pagani nel campo di Agramante. Perciò tutti quei personaggi ti stanno innanzi vivi, e non puoi dimenticarli piú. Alcuni anzi son divenuti caratteri comici proverbiali, come Rodomonte, Gradasso, Sacripante, Marfisa. Il poeta non s’intromette niente nella sua storia, e, piú che attore, è spettatore che gode alla vista di quel mondo, quasi non fosse il mondo suo, il parto della sua immaginazione. Indi quella perfetta obbiettivitá e perspicuitá del mondo ariostesco, che è stata detta «chiarezza omerica». L’arte italiana in questa semplicitá e chiarezza ariostesca tocca la sua perfezione, ed è per queste due qualitá che l’Ariosto è il principe degli artisti italiani, dico «artisti» e non «poeti». Non dá valore alle cose, slegate dalla realtá e puro gioco d’immaginazione, ma dá un immenso valore alla loro formazione, e intorno vi si travaglia con la maggiore serietá. Non ci è cosí piccolo