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xx - la nuova letteratura 413


filosofia e dell’arte. Cosi il misticismo romantico si trasformava nell’idealismo panteistico, l’idea cristiana nell’idea filosofica, il Cristo del Vangelo nel Cristo di Strauss, la teologia s’inabissava nella filosofia, il domma e il dubbio si fondevano nella critica, e il famoso «cogito» trovava il suo punto di arrivo e di fermata nella coscienza di sé, come spirito del mondo morale e naturale: punto d’arrivo divenuto stagnante nel superficiale ecletismo francese.

Quando Manzoni, tutto ancora pieno di Alfieri, fu a Parigi, ebbe le sue prime impressioni da quei circoli letterari che facevano opposizione all’Impero, e dove abitava lo spirito di Chateaubriand e madama di Staël. Di lá gli venne un riflesso della Germania, e si diede alla storia di quella letteratura. Strinse relazioni con uomini illustri delle due grandi nazioni: Cousin lo chiamava il suo «amico», Fauriel e Goethe mettevano su il giovine poeta. Il suo orizzonte si allargò, vide nuovi mondi, e reagí contro la sua educazione letteraria, contro le sue adorazioni giovanili, contro Alfieri e Monti. A Milano, caduto il regno d’Italia, le nuove idee raccolsero intorno a sé i giovani, e Manzoni divenne il capo della scuola romantica. Cosi, mentre la Germania, percorso il ciclo filosofico e ideale della sua coltura, si travagliava intorno all’applicazione in tutte le sue scienze sociali o naturali, in Italia si disputava ancora de’ principi. Naturalmente, né Manzoni né altri poteva assimilarsi tutto il movimento germanico, lavoro di un secolo, e non lo vedevano che nella sua parte iniziale e superficiale. Ammiravano Schiller, Goethe, Herder, Kant, Fichte, Schelling, ma conoscevano assai meglio i nostri filosofi e letterati, e di quelli veniva loro come un’eco, spesso per studi e giudizi di seconda mano, spesso per intramessa di scrittori francesi. Rimasero essi dunque nella loro spontaneitá, ponendo le quistioni come le si ponevano in Italia, con argomenti e metodi propri; e ne usci un romanticismo locale, puro di stravaganze ed esagerazioni forestiere, accomodato allo stato della coltura, timido nelle innovazioni, e tenuto in freno dalle tradizioni letterarie e dal carattere nazionale. Un romanticismo cosi fatto non era che lo sviluppo della