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xv - machiavelli 77


rapiditá, quel suo condensare non è un artificio, come talora è in Tacito e sempre è nel Davanzati; ma è naturale chiarezza di visione, che gli rende inutili tutte quelle idee medie, di cui gli spiriti mediocri hanno bisogno per giungere faticosamente ad una conseguenza, ed è insieme pienezza di cose, che non gli fa sentire necessitá di riempiere gli spazi vuoti con belletti e impolpature, che tanto piacciono a’ cervelli oziosi. La sua semplicitá talora è negligenza, la sua sobrietá talora è magrezza: difetti delle sue qualitá. E sono pedanti quelli che cercano il pel nell’uovo, e gonfiano le gote in aria di pedagoghi, quando in quella divina prosa trovino latinismi, slegature, scorrezioni e simili negligenze.

La prosa del Trecento manca di organismo, e perciò non ha ossatura, non interna coesione : vi abbonda l’affetto e l’immaginativa, vi scarseggia l’intelletto. Nella prosa del Cinquecento hai l’apparenza, anzi l’affettazione dell’ossatura, la cui espressione è il periodo. Ma l’ossatura non è che esteriore, e quel lusso di congiunzioni e di membri e d’incisi mal dissimula il vuoto e la dissoluzione interna. Il vuoto non è nell’ intelletto, ma nella coscienza, indifferente e scettica. Perciò il lavoro intellettivo è tutto al di fuori, frasche e fiori. Gli argomenti piú frivoli sono trattati con la stessa serietá degli argomenti gravi, perché la coscienza è indifferente ad ogni specie di argomento, grave o frivolo. Ma la serietá è apparente, è tutta formale e perciò rettorica: l’animo vi rimane profondamente indifferente. Monsignor della Casa scrive l’orazione a Carlo quinto con lo stesso animo che scrive il capitolo sul forno: salvo che qui è nella sua natura e ti riesce cinico, li è fuori della sua natura e ti riesce falso. Il Galateo e il Cortigiano sono le due migliori prose di quel tempo, come rappresentazione di una societá pulita ed elegante, tutta al di fuori, in mezzo alla quale vivevano il Casa e il Castiglione, e che poneva la principale importanza della vita ne’ costumi e ne’ modi. Anche l’intelletto, in quella sua virilitá ozioso, poneva la principale importanza della composizione ne’ costumi e ne’ modi ovvero nell’abito. Quell’abbigliamento boccaccevole e ciceroniano divenne in breve