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xv - machiavelli 91


Quali porte se gli serrerebbero? quali popoli gli negherebbero l’ubbidienza? quale invidia se gli opporrebbe? quale italiano gli negherebbe l’ossequio?

E finisce co’ versi del Petrarca:
                                    Virtú contro al Furore
prenderá l’arme, e fia il combatter corto:
ché l’antico valore
negl’italici cuor non è ancor morto.
     

Ma furono brevi illusioni. C’era nel suo spirito la bella immagine di un mondo morale e civile e di un popolo virtuoso e disciplinato, ispirata dall’antica Roma : ciò che lo fa eloquente ne’ suoi biasimi e nelle sue lodi. Ma era un mondo poetico troppo disforme alla realtá, ed egli medesimo è troppo lontano da quel tipo, troppo simile per molte parti a’ suoi contemporanei. Ond’è che la sua vera musa non è l’entusiasmo: è l’ironia. La sua aria beffarda, congiunta con la sagacia dell’osservazione, lo chiariscono uomo del Risorgimento. De’ principi ecclesiastici scrive:


Costoro soli hanno Stati e non li difendono, hanno sudditi e non li governano, e gli Stati per essere indifesi non sono loro tolti, e i sudditi per non essere governati non se ne curano, né pensano né possono alienarsi da loro... Essendo quelli retti da cagione superiore, alla quale la mente umana non aggiugne, lascerò il parlarne; perché, essendo esaltati e mantenuti da Dio, sarebbe ufficio d’uomo presuntuoso e temerario il discorrerne.


In tanta riverenza di parole, non è difficile sorprendere sulle labbra di chi scrive quel piglio ironico che trovi ne’ contemporanei. Famosi sono i suoi ritratti per l’originalitá e vivacitá dell’osservazione. De’ francesi e spagnuoli scrive:


Il francese ruberia con lo alito, per mangiarselo e mandarlo a male, e goderselo con colui a chi lo ha rubato. Natura contraria alla spagnuola, che di quello che ti ruba mai ne vedi niente.


Da questo profondo ed originale talento di osservazione, da questo spirito ironico usci la Mandragola: l’alto riso nel quale finirono le sue illusioni e i suoi disinganni.