Pagina:Del Sistema in Genere.pdf/12

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cipio: e, a questo fine paragoniamo il Fare puro con l’atto d’Aristotile, anco per satisfare al debito di adombrare in qualche modo il concetto delle lezioni che seguiranno appresso.

Dove Aristotile prende la filosofia in significato stretto, dimandandola πρῶτη φιλοσοφία 1 o solamente σοφία 2, che risponde a quello che si chiama oggidì metafisica, dice ch’ella dev’essere speculativa dei primi principii e cause 3. I quali si contengono nella idea di sviluppamento, anzi nella idea vivace di diventare; e sono materia 4, forma 5, causa 6 e fine 7. I due ultimi, secondo essenza, sono con la forma una cosa: per tanto i quattro principii si ritraggono in due, materia e forma. Essi non sono diventati; per contrario solamente per essi è possibile l’istesso diventare. E, davvero, quello ch’è, non diventa, perchè già è; quello che non è, neppure diventa, perchè non è; quello può dunque diventare, che in parte è, e in parte non è; e diventa a fine d’essere pienamente. Il diventare è perciò trapassamento della materia, ch'è essere incompiuto o possibilità, nella forma ch'è compimento e realità e atto in rispetto a quella. Seguiamo: la possibilità e la realità hanno fra loro un riferimento vivace, perchè ciò ch’è possibile dev’essere quandochesia reale, se no, sarebbe impossibile; il reale poi ch’è già possibile, è chiaro. E in codesta relazione essenziale della possibilità e realità, della materia e della forma è il moto: il quale perciò è eterno, così come sono quelle; e le media e le aduna, da poi che ritrae dell’una

  1. Metaph. V, 1. Ed. Didot.
  2. Ivi stesso, I, 2.
  3. Metaph. I, 2.
  4. Ὑλη, τὸ ἐξ οὗ, δυνάμει δν.
  5. Εἶδος, τo τί ἐστι.
  6. Τò διὰ τί.
  7. Τò τέλος, οὗ ἔνεκα. Met. 1, III.