Pagina:Del Sistema in Genere.pdf/13

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e dell’altra, avendo della realità o atto in quanto è realeggiamento delle potenza, e avendo di questa in quanto è realeggiamento non anco terminato; e suppone tutt’e due le cose insieme, stantechè il solo atto non ha bisogno di generare il moto, e la sola potenza non ha virtù che basti. Andiamo pure: il moto suppone un movente primo, che sia eterno, com’è il moto, e che non sia mosso, appunto perciocchè è la condizione del moto medesimo. Or la forma è movente, la materia è mossa; dunque il primo movente vuol essere pura forma, o vero puro atto, o energia. Ma qual’è attività pura? non quella che vuole o produce, conciossiachè supponga fine e materia fuori di sè; sibbene quella che non si svaga fuori,ma in sè medesima sì quieta e gioconda: essa è l’intendere in atto, ovvero la intellezione, che, dovendo avere ad obbietto suo l’ottimo, ha perciò per obbietto se medesima, in modochè riesce la intellezione della intellezione. Or ecco i dubbi che rampollano dalla teoria d’Aristotile. Il diventare suppone un primo motore; ma s’egli non produce nè opera, com’è motore? Esso, come fine, senza muoversi, trae il mondo a muoversi verso lui, come lo amato l’amante. Ma così esso è il termine al quale il mondo si trae e move, ma la forza del trarsi e del movere non gli discende da esso come da princìpio: e così neppure si fa aperto d’onde venga nella materia l’innato desio verso all’atto puro, se questo non ve lo ascose. Per noi il divenire, perchè sia possibile, suppone un puro motore; e questo è il puro Fare. Il quale non è teoria soltanto, ma è produttivo ed operativo, poichè come speculazione schietta è astrazion vacua, che in tanto si riempie rispetto a noi, in quanto ha per obbietto sè stessa come