Pagina:Del Sistema in Genere.pdf/35

Da Wikisource.

31

nuova idea, essa è B: e l’assolutezza è ancora un’altra nuova idea, essa è B'. Dunque non l’idea dell’essere come tale t’ispinge a quella del non essere, bensì la virtù d’intermedî i quali la ragione afferma immediatamente, e questo tale immediato affermare non è che un immediato vedere. Per ciò il trapassamento dall’essere al non essere non è per dialettica generativa, come appare, ma sì per intuizione continua sotto spezie d’intuizione discreta, cioè per dialettica discernente la simultanea intuizione che la mente ha della divina figliolanza delle idee. Codesta forma di giudicare, ch’io ora ho adombrata ma non lumeggiata, chiamo io obbiettiva e interiore, e consiste nello internarsi in un sistema sino a scuoprirne il seme mortifero che ha in sè nascosto siccome genitura di ragione confinata: perchè, quel che Platone dice nel Timeo, che «ogni animale porta da natura preordinati nella sua nascita i tempi della vita» si può affermare medesimamente dei sistemi umani.

Ma si dirà da alcuno: codesto giudicatorio che si posa sovr’al principio della universalità interiore e obbiettiva del sistema, quantochè vien da una mente esteriore messo in opera, torna di nuovo in giudicatorio soggettivo e mutabile. Egli è certo che la ragione è capace del vero, che essa come diafana è passata dal raggio delle luci sante delle idee, e che della gentilezza sua non può colui che ragiona dubitare senza contraddizione aperta; tuttavia, da poi che la diafanità sua può ricevere alcuna ombra d’oscurità, ella è eziandio soventi volte fallace avvegnachè non per natura propria: e per questo più che nel giudizio dei singuli s’ha a fare assegnamento nel giudizio della mente del genere. Ella è il principio e l’uno