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La lepre 145


leva starsene tranquilla in un angolo solitario dell’isola, senza paure e senza pericoli.

Durante la primavera, nel tempo delle inondazioni, era vissuta fra alcuni tronchi che la corrente aveva trasportato sulla riva alta, sopra lo stagno. Nessuno si arrischiava ad attraversare il deserto paludoso dell’isola, e anche dopo, quando la sabbia s’era indurita e l’erba aveva ricoperto le rive dello stagno, i cacciatori e i pescatori non s’erano fatti più vivi.

Silenzio e solitudine. Gli usignuoli soltanto, dall’alto dei pioppi, accompagnavano col loro canto il tremolar delle foglie che salutavano l’acqua corrente. Dicevano le foglie, che pareva si fossero immerse in un bagno di luna:

— Addio, acqua: meglio correre che star fermi.

E l’acqua, che andava verso il mare, rispondeva:

— Addio; meglio star fermi che correre sempre.

La vecchia lepre ascoltava, e si sentiva allegra e credeva d’esser più forte dei pioppi e più agile dell’acqua, perchè aveva la soddisfazione di poter correre o star ferma a suo piacere.

I mesi passarono: gli usignuoli tacquero, le foglie dei pioppi cominciarono a cadere. La vecchia lepre si sentiva sicura e tranquilla