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La lepre 149


dovevano essere i figli della coppia uccisa dal cacciatore.

Uno dei leprotti leccava le orecchie e la testa al fratellino, e quando vide la vecchia lepre la guardò e sporse e ritirò il musino con un po’ di paura.

La vecchia passò oltre, ma più tardi ritornò ancora e rivide i due poveri leprotti che giocavano e si leccavano a vicenda.

Era una giornata triste, fredda: verso sera cominciò a piovere e la vecchia lepre ritornò al suo antico nido fra i tronchi, sulla riva alta dello stagno. Pioveva e pioveva. La vecchia lepre non si rattristava per questo. Anzi! La pioggia significava la fine della bella stagione, e quindi la solitudine e la sicurezza. La sabbia dell’isola si sarebbe presto rammollita: il cacciatore non s’arrischierebbe più ad attraversare il bosco umido e nudo.

E i poveri leprotti? Che ne sarebbe di loro, in fondo alla piccola valle? La vecchia solitaria ricordava i suoi piccini, il tepore del nido, le gioie materne? Non è facile saperlo; ma è certo che verso l’alba scese dal suo nascondiglio e andò a vedere i leprotti. Le povere bestiole dormivano, l’una sull’altra, ma anche nel sonno dovevano aspettare la madre, perchè quando la vecchia lepre si av-