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Cattive compagnie 167


vevano essere: è un luogo di diavoli, a mio giudizio.

Pasqua, un po’ pallida in viso, pensò:

— - Il vecchio ha ragione.

Per finir bene la gita, andarono tutti assieme al Ponte Nomentano. Arrivati sull’altura, il negoziante fece portare da una vicina osteria il vino ambrato dei Castelli romani. Ma Pasqua non volle bere. Seduta sull’erba, ella guardava il tramonto e sentiva un’acuta nostalgia. Il paesaggio dolce e tranquillo le ricordava la sua terra lontana, il suo mondo solitario, dove le donne vivono e muoiono senza essere tentate dal diavolo, come succede nelle grandi città.

E mentre ella contemplava il paesaggio roseo che si copriva di vapori violacei, e il sole che sembrava un grande rubino sull’anello d’oro dell’orizzonte, i tre uomini, seduti sotto il riparo di canne, in cima all’altura, bevevano allegramente e parlavano di cose che col tramonto non avevano relazione. Il negoziante proponeva di andare al Circo, ed Elia accettava con entusiasmo. Pasqua, interpellata, rifiutò. Lo zio vescovo diceva sempre che i teatri ed i circhi sono “luoghi infernali„ pieni di tentazioni. E di tentazioni ella non voleva più combatterne.

Al ritorno dalla passeggiata, il vecchio An-