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48 cattive compagnie


Fino al cortile della caserma giungeva il fruscìo delle canne e delle acacie scosse dal vento lungo i ciglioni dell'isola: nulla di più triste di quel lamentoso susurrìo. I soldati riuniti nel vasto cortile, davanti alle caserme bianche e basse che parevano le case di un villaggio, dovevano tutti sentire più o meno la tristezza e la nostalgia del vento autunnale perchè cantavano lunghe canzoni melanconiche.

Addio per sempre, albergo avventurato,
Soave asilo di gioia e d’amor....

Dal portone Serafino dominava la strada in pendìo, lastricata, incassata fra due muri e in fondo alla quale si vedeva una porta spalancata e l’interno giallognolo d’un’osteria deserta. Un vecchio prete col viso grasso e pallido reclinato sul petto, saliva la strada respirando forte e tirandosi su la sottana. Giunto davanti al portone si fermò e salutò.

— Buona sera: il direttore è lassù?

— Sissignore, — rispose il piccolo soldato bruno, portandosi la mano alla fronte.

— C’è un condannato in agonia, è vero? Come va? Se stamattina stavano tutti bene?

— Sissignore. Una paralisi

— Buona sera, — disse allora il vecchio.