Pagina:Deledda - Cattive compagnie, Milano, Treves, 1921.djvu/82

Da Wikisource.
72 cattive compagnie


vere la vera vita morale; e, se non altro, la vita dei povero è più completa perchè egli la deve, anche materialmente, tutta a sè stesso. L’uomo d’ingegno, poi, con un po’ di buona volontà arriva dove vuole. No, creda pure a me, la povertà è la minima delle sventure umane; del resto, la sorte è così capricciosa che spesso dà, spontaneamente e in un attimo, quanto per anni ed anni ha negato.

“Perdoni, egregio signore, se Le scrivo così malamente; vorrei possedere tutto il segreto armonioso della sua bella lingua per poterle esprimere meglio le mie idee e le mie opinioni; opinioni e idee che purtroppo sono maturate nel mio cervello a furia (si dice così?) di esperienze dolorose. Ma voglio sperare che la nostra relazione continui, e così non mancherà occasione di conoscerci meglio e di discutere, ecc., ecc., eccetera„.

*

L’ecc., ecc., eccetera, fu. di Serafino, al quale l'ultima parte della lettera di Elisabeth Kerker parve poco sincera.

— Deve essere una di quelle straniere denarose, con gli occhiali: una persona ricca, insomma, di quelle che si beffano dei poveri prendendoli a proteggere e magari dicendo loro: beati voi.

Tuttavia scrisse ancora, per educazione, per