Pagina:Deledda - Cosima, Milano, Treves, 1937.djvu/123

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cosima 89


perduto? La tua camicia sembra la camicetta di una donna.

Cosima taceva, mortificata e offesa per lui, e provò una gioia cattiva quando egli allungò il giornale e lo sbatté più volte sulla testa della cuginetta insolente: ma non fu tutto: allorché Lenedda, con un piccolo salto felino tentò di tirargli i capelli, egli l’afferrò per un braccio, la fece girare intorno a sé come una trottola, la spinse costringendola a scendere di precipizio nel vialetto in declino. Ella strillava come una ghiandaia, e lui non rideva, tutt’altro, anzi stringeva un po’ crudelmente i denti, e continuava ad agitare il giornale, come avesse un gran caldo. Cosima stava lì quasi tramortita, e avrebbe voluto non assistere a quella scena. Poiché il suo idolo si scomponeva alquanto; eppure se egli avesse fatto su di lei lo scempio toccato alla cugina, ne sarebbe stata paurosamente felice. Egli però le mostrava, pur con la sua indifferenza, il massimo rispetto; non solo, ma ella aveva l’impressione che la lezione data a Lenedda fosse in suo omaggio, per non essere diminuito agli occhi di lei. Ad ogni modo ella respirò quando egli, dopo averla salutata con un lieve cenno del capo se ne andò senza far più caso degli strilli della cugina.


Ma ella doveva incontrarlo ancora in condizioni più felici, insperate e quasi favolose. Sopra la piccola città, che era già a seicento metri sul livello