Pagina:Deledda - Cosima, Milano, Treves, 1937.djvu/59

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III

La neve durò parecchi giorni; più disastroso fu un periodo di pioggie torrenziali che per quattordici giorni diluviarono ininterrottamente, accompagnate da raffiche di scirocco quasi calde. Adesso il fumo non tentava neppure di uscire dalla cucina; la pioggia penetrava dalle finestre, sgocciolava dai tetti; una vera sorgente scaturì dalla cantina e il signor Antonio dovette in fretta far costruire dal fabbro-stagnaio un tubo di ferro e prendere due uomini per scaricare l’acqua della cantina nella strada. Anche la strada era diventata un torrente; l’orto uno stagno: si aveva l’impressione di essere in una barca che faceva acqua da tutte le parti.

Poi le ragazze si ammalarono: anche Cosima si sentì stringere la gola, fu assalita da una febbre altissima e cominciò a sognare le cose più strane e spaventose. Giaceva nel letto della camera a pian