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Tutto parve cancellato: eppure un’ombra rimase sopra la famiglia: poiché padre e figlio erano d’improvviso apparsi in una luce di terrore e di morte. La madre si fece ancora più triste: Cosima si piegò come uno dei suoi gigli sciupati dal vento.

Ma il giovane parve immediatamente emendarsi. Dichiarò che non voleva proseguire inutilmente gli studi, e desiderava lavorare. Allora il padre pensò di associarlo ai suoi affari: lo mandò a sorvegliare le lavorazioni di carbone e di cenere che aveva sui boschi della montagna, non solo, ma lo fece partire per un viaggio d’istruzione commerciale, con lettere di presentazione e raccomandazioni ai suoi corrispondenti di Napoli e di Livorno.

Anche Santus era fuori: già da due anni frequentava il liceo di Cagliari, e prometteva di diventare un bravo dottore in lettere o in medicina. Preferì quest’ultima, pure non abbandonando i suoi studi e i suoi gusti letterari. Quando tornava per le vacanze era un ampio respiro di nuova vita che animava la casa. Portava libri e regali, ed era vestito con modesta ma accurata eleganza. Ed era bello, col viso fine che sembrava quello di una razza diversa dalla sua, i grandi occhi chiari, trasparenti di intelligenza e di bontà. Non parlava molto, ma parlava bene, e aveva già una cultura larga e profonda, aiutata da una memoria straordinaria. E quello che più stupiva in lui era la serietà, quasi