Pagina:Deledda - I giuochi della vita.djvu/26

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Furono per lui giorni indimenticabili: non poteva mangiare, nè bere, nè studiare. Non vedeva l’ora che giungesse la domenica; sperava, ma sempre gli persisteva in fondo alla piccola anima un vago sentimento di umiliazione.

Il venerdì mattina, assai per tempo, mentre guardava dalla piccola finestra senza vetri della stanzetta ove dormiva, Andrea scorse il Verre che veniva a cavallo verso il paese. Molte volte egli aveva veduto così “quell’uomo„ appollajato sull’alta cavalla grigia, col fucile ad armacollo; mai però aveva sentito l’emozione che provò quella mattina. S’immaginò che il Verre venisse da loro, e quando il ricco parente giunse sotto la finestra, egli rattenne il respiro. Ma zio Larentu passò oltre senza fermarsi, senza guardare, come sempre.

Verso il meriggio, però, venne dai Verre poveri il maestro di scuola, il signor Giacinto Tedde, un bel giovine di vent’anni, alto ed elegante, tutto roseo in volto.

Vedendolo salire i gradini della roccia, il piccolo studente arrossì e si sentì battere il cuore, anche perchè provava un vivo sentimento di ammirazione e di rispetto, tanto per