Pagina:Deledda - Il cedro del Libano, Milano, Garzanti, 1939.djvu/138

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che la sua avarizia, che raggiungeva una vera idolatria per il denaro, i suoi continui rimproveri, i menzogneri lamenti di mancanza di denaro, il cattivo nutrimento, le persecuzioni alle serve, e specialmente a quella piccola bruna dal viso di oliva che piaceva a suo figlio, lo avevano costretto a fuggire di casa.


Era dunque venuto l’uomo del sughero, a portare la caparra. Da molto tempo egli ricompariva ogni sette anni, a tempo giusto, al cominciare della primavera, dopo essere stato di persona a visitare il bosco e a valutarne il prodotto. Il sughero si sarebbe potuto estrarre con più frequenza, ma egli preferiva aspettare che fosse ben maturo: ci si guadagnava di più tanto lui che la proprietaria. Veniva di lontano; ma si teneva in corrispondenza con lei, perchè non facesse il torto di preferire un concorrente; ed era puntuale, onesto, anzi il più generoso di tutti gli altri compratori.

Ecco che arriva. Donna Giacinta, lo chiamava l’annunziatore degli anni, o meglio dei periodi, delle sette vacche magre e delle sette vacche grasse, conforme la somma che egli, in rapporto del bosco, onestamente offriva. E questa volta si trattava proprio dei sette anni di abbondanza. Il primo a rallegrarsene era l’uomo, perchè aveva una famiglia numerosa da aiutare e viveva solo per quello. In quei sette anni s’era un po’ invecchiato, ma di una luminosa vecchiaia; aveva un alto bastone, col manico ricurvo, intagliato da lui in un ramo di noce, e la barba lunga, di un bianco metal-

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