Pagina:Deledda - Il cedro del Libano, Milano, Garzanti, 1939.djvu/231

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Chi ci aveva insegnato a ballare? Nessuno. Eppure si ballava, per istinto, per bisogno naturale; e la polca pacata e casta, la mazurca più ardita, ed anche l’allora vertiginoso valzer, erano familiari alle nostre gambette non eccessivamente lunghe ma abbastanza agili e ben fatte. Del resto le gambe non si vedevano, nelle nostre deliziose feste da ballo, perchè anche allora si usavano i vestiti lunghi; anzi, per assoluta mancanza di toelette da sera, si ricorreva spesso ai non vaporosi costumi: costumi nostri, di casa, ricordi di belle nonne paesane, di antiche spose, veramente confezionati con porpora, bisso e broccati d’oro; o ci si facevano prestare dalle giovani cugine, che ancora li indossavano e si beffavano dei nostri goffi vestitini borghesi come del resto si beffavano anche delle signore e signorine eleganti che seguivano scrupolosamente la moda. Per queste cuginette ricche, sebbene figlie di pastori e di orgogliosi proprietarî di terre, destinate a sposare pastori e proprietarî, a far figli che però un giorno sarebbero forse diventati dottori o avvocati o alti funzionari di Stato, — ragazze claustrali e impertinenti nello stesso tempo, — tutto, d’al-


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