Pagina:Deledda - Il cedro del Libano, Milano, Garzanti, 1939.djvu/292

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mani e si facevano il segno della croce; di bambini che, tardando a parlare, dopo certi suoi scongiuri e beveraggi pronunciavano il nome di mamma; di malati di otite che con gocce di latte spremute dalle mammelle di una giovine madre dopo il suo primo parto, guarivano quasi immediatamente; e casi di congiuntivite, guariti con l’alito di una gemella, dopo che ha masticato la ruta; e febbri di malaria troncate con polverine vegetali e gli immancabili scongiuri contro il demonio: poichè è sempre lo spirito maligno quello che procura il dolore all’uomo; se pure non si impossessa di lui, cacciandosi nelle sue viscere col verme solitario, con le infezioni, coi tumori e il mal di fegato; e, peggio ancora, con le idee fisse e deliranti. A tutto la donna trovava rimedio, facendo concorrenza persino ai sacerdoti per gli esorcismi permessi dalla Chiesa: e quando non arrivava a sollevare i malati con le sue erbe, le sue gocce, i suoi cataplasmi, per lo più di malva, di ortica, di giusquiamo e di altre erbe medicinali ritentava con gli amuleti, il sale e le pietre; ricorreva alle preghiere, e soprattutto le ordinava ai suoi clienti: il tale santo per la tale malattia, la tale santa per i casi più gravi; la Madonna, stella sopra tutte le stelle, sorriso di gioia che allieta anche il pensiero della morte, faro inestinguibile nel porto dove anche i ciechi ne vedono lo splendore, ultimo farmaco per le malattie senza più speranza.

E così, i preti brontolavano contro la donna, minacciandola di scomunica; ma le persone che ricorrevano a lei uscivano dal suo antro come

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