Pagina:Deledda - Il fanciullo nascosto, Milano, Treves, 1920.djvu/14

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suo figlio; due volte allungò l’indice verso di lui, due volte le sue labbra violacee tremarono fra la barba bianca; ma non pronunziò parola: riabbassò la testa e tornò a fissare l’ombra ai suoi piedi.

— Il ragazzo, s’intende, lo prendo con me, in casa mia, — concluse Paulu intimidito. — Ho quel luoghicino....

— Eh! Eh!

Qualcuno raschiò, qualche altro tossì; tutti sapevano del famoso nascondiglio nella casa di Paulu; una casa antica che sua moglie aveva ereditato da uno zio ch’era stato lunghi anni bandito e s’era scavato quel nido come una talpa. Dunque non c’era da temer nulla per il ragazzo, che anzi avrebbe preso gusto a stare nascosto in quel «luoghicino». Eppure Antoni Paskale, per spirito di contraddizione cominciò a dire:

— Per me, lo porterei all’ovile, al monte, all’aria aperta: c’è modo di nasconderlo meglio lassù. Una volta, ricordate, babbo grande, stetti nascosto una settimana nelle grotte di Punta Marina; avevo otto anni! C’è acqua d’argento, là dentro, e il vento che brontola come in casa sua. Mentre una volta che so-