Pagina:Deledda - Il fanciullo nascosto, Milano, Treves, 1920.djvu/322

Da Wikisource.
316 le prime pietre


Lo zio per un poco aveva taciuto: inghiottiva la saliva e con la saliva le parole acerbe che non era conveniente dire a un innocente.

Tutto però ha un limite, nel mondo, e varcato questo limite non ci sono più, nel mondo, nè innocenti nè non innocenti.

— Dimmi un poco, Stellino, perchè tua madre ti ha messo il vestito nuovo? Credeva che ti conducessi alla fiera? Si va al fondo a lavorare, a diventare bifolchi....

Il ragazzino si guardò le bretelle, la camicetta nuova, si sporse per veder meglio le sue belle calze e le sue belle scarpe gialline.

— Eh, così! — disse sorridendo a tutte queste cose che gli piacevano molto.

— Come, così? Così e così! Così faceva tuo padre; perciò è morto miserabile, lontano dalla patria. E tua madre cosa si crede, la figlia di Carlo Magno? Poteva almeno dirmi di entrare.

— Eh, perchè era tardi, e aspettavamo da tanto. Era notte, quasi, quando mi sono alzato. E la mamma diceva: chissà che lo zio Juacchino non cambi parere.

— Io, cambiare parere? — egli gridò mettendosi un dito entro il fazzoletto al collo