Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/357

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Ma l’altro camminava come un cieco, senza veder dove andava. La speranza che l’amico lo avesse ingannato, calunniando Sebastiana, lo sorreggeva ancora; ma ormai ogni suo pensiero era rivolto ad uno scopo: cercare, scoprire la verità e vendicarsi.

Seduto nell’anticamera della questura non ricordava più perchè era lì, e pensava:

— Li spierò, mi vendicherò: e tutto il disonore sarà mio, e la rovina sarà mia. Ah, io sono un gran peccatore, ma Dio mi castiga come Egli solamente sa castigare.

Uscito di là, dopo un lungo interrogatorio, ritornò automaticamente verso l’angolo di strada ove Antoni Maria lo attendeva, e si lasciò guidare da lui come una bestia malata che segue a testa bassa il suo conduttore. Il suo compagno parlava, egli non sentiva che una voce interna, un grido che echeggiava entro di lui come in un luogo vuoto e desolato.

— Il castigo! Il castigo!

Egli conosceva bene quella voce; la stessa che aveva animato i silenzi del reclusorio e gli aveva destato rimorsi e speranze e fatto sognare Gerusalemme! Seduto sul lettuccio di Antoni Maria, col mento sul petto e le braccia abbandonate