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Intanto, la sera del mereoledì, dopo una giornata precocemente calda, il cielo si coprì del suo minaccioso mantello, che non era di nuvole ma di vapori quasi vulcanici, a strati rossi e color malva, che scaturivano da un lago di fuoco all’orizzonte. Anche il mare partecipava al malumore del tempo, rifrangendo con esasperazione i colori del cielo. Come quadro era piacevole, specialmente quando la lumi piena si alzò delle spume sanguigne del mare, con un placido viso di Venere grassa, e per un momento parve placare il cielo, ben presto però velata e ingoiata anch’essa dai vapori sempre più cupi o densi.
Fu una notte già estiva, calda, senza respiro; finché all’alba tornò il nemico. Come al solito, venne lieve, quasi e tradimento; ma una volta preso possesso del luogo ricominciò la sua opera vandalica.
Per fortuna adesso mio marito aveva a sua disposizione l’automobile modesta ma sempre buona del Comune: io restai a casa, ben chiuse porte e finestre, in