Pagina:Deledda - Il paese del vento, 1931.djvu/190

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orrore e ripugnanza; e senza darmi la pena di fingere mi rivolgo solo al Fanti.

— Mi dispiace, signor Fanti, di doverla subito salutare: devo andar via.

Egli tende la mano, per trattenermi: con famigliarità cortese domanda:

— Va al Lido?

— Sì.

— Se non le dispiace l’accompagno. Devo andarci anch’io per il banchetto.

«Mi accompagna? Se mai è lui, che si fa accompagnare da me,» penso io, e sto per rifiutare sgarbatamente, perché, nonostante l’impeto di gratitudine che provo per lui, sento di odiarlo, come tutte le cose e le persone che hanno contatto col mio nemico.

— Addio, — egli dice allo sciagurato, — hai bisogno di niente? Ti manderò su quella scimunita di Adelia.

— Questa nostra cameriera, — mi spiega poi, mentre io infilo l’uscio e corro verso le scale, — appena la padrona è via, se la svigna e lascia la casa aperta. Così lei avrà suonato un pezzetto.