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reva fosse specialmente arcigno contro di me, quasi indovinasse la mia passione e la disapprovasse.

Poco parlò di Gabriele, e senza il solito entusiasmo: solo disse che frequentava l’Università di Monaco di Baviera, che spendeva molti quattrini e studiava anche pittura.

Il servo a sua volta raccontò alle donne che le somme richieste dallo studente erano favolose, che il notaio s’inquietava, anche perché Gabriele scriveva di essere sempre malaticcio; s’inquietava fino a farsi venire anche lui male di fegato.

Infatti morì l’anno seguente. Io mi ostinavo ad aspettare il giovine, ma senza farmi illusioni. Dopo tutto, egli non aveva scambiato con me che poche parole, e si era divertito a strimpellare il suo violino nella camera degli ospiti, nel modo col quale eseguiva tutte le cose, cioè come esercizî, oltre i quali non andava.

Anche con me, forse, povera creatura incontrata per caso nella sua strada, si era divertito a tentare il principio di un’av-