Pagina:Deledda - Il paese del vento, 1931.djvu/8

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donna anziana, discreta, brava per le faccende domestiche, da lui già conosciuta, doveva incaricarsi di tutti i nostri bisogni materiali. E noi si sarebbe andati a spasso, lungo la riva del mare, o fra i prati stellati di ligustri, o più in là fra i meandri vellutati di musco della pineta canora.

Apposta io mi ero provveduta di una paglia di Firenze, flessibile e alata come una grande farfalla, col nastro cremisi svolazzante, simile a quelle che portavano le eroine di Alessandro Dumas figlio.

E fino alla prima fermata del nostro trenino tranquillo, il viaggio si svolse secondo le tradizioni: lagrimucce dapprima, per le persone e le cose lasciate: poi sorrisi nostri reciproci, mani intrecciate, occhi con dentro all’infinito il riflesso degli occhi amati: cuori pieni della certezza che il mondo è tutto un paradiso terrestre, di nostra esclusiva proprietà. Petali di rose e chicchi di grano rimanevano ancora fra le pieghe del mio vestito.

La realtà incrinò il sogno presuntuoso alla prima fermata del piccolo treno.